Quale rapporto c’è tra la narrazione, la costruzione e lo sviluppo del sé?  Che cosa significa, come adulti e giovani adulti, “mettere in narrazione” il  proprio sé, o porzioni di esso? E ripercorrerne narrativamente le traiettorie  di crescita, così come i momenti di intoppo, che cosa può  comportare e  significare per ognuno di noi, in tempi e contesti di vita così frenetici e, per  certi versi, disorientati?
Che cosa significa per gli adulti di “oggi” potersi dare un “progetto” di  “costruzione narrativa” “di sé”, “del proprio sé” e “della propria storia”, che  costituisca una sorta di “progetto contro” la “mancanza di un progetto” più  ampio e realistico, di tipo istituzionale, antropologico e culturale (Bauman,  1999; Besayag, 2005; Bodei, 2000)? Tutto ciò, che cosa implica a livello di  scelte educative e formative rivolte agli adulti e ai giovani adulti della  “post-modernità”? Questi e altri interrogativi attraversano il presente  contributo con l’obiettivo di sollevare alcune dimensioni centrali del  “paradigma narrativo” e della sua opzione negli ambiti  dell’educazione/formazione e della cura (di sé).
Nessun commento:
Posta un commento