Come Associazione Digital Storytelling portai all’interno del carcere di massima sicurezza “Borgo San Nicola” di Lecce la possibilità di far realizzare ai detenuti digital storytelling.
Attraverso l’analisi del sè si era stabilita una relazione interpersonale tra me e il detenuto di “coinvolgimento totale” come auspicato da L. Galliani (1995).
Il lavoro è durato quasi un anno e al termine i risultati sono stati molto interessanti sul piano del prodotto con efficacia comunicativa di buon livello. Però è necessario andare oltre alla valutazione del prodotto e del processo che hanno condotto alla produzione e passare ad una lettura semiotica dei digital.
“Dove ho imparato e capito che sono i piccoli avvenimenti giornalieri a rendere la vita spettacolare …”
“Dove ho imparato e capito che l’amore, non il tempo, guarisce tutte le ferite e che talvolta tutto ciò di cui uno ha bisogno è una mano da tenere ed un cuore da capire…”
“Dove basta che io mi racchiuda nel buio della notte perché il mio animo riviva il calore di ogni loro tenero abbraccio e piccolo gesto…”
Ecco, emerge che la sofferenza delle persone nel luogo di detenzione non è la perdita della libertà bensì per gli affetti che stanno oltre le sbarre.
Digital storytelling: il cuore che parla mediato dalla ragione e porta ordine nel tumulto dell’anima.